lunedì 7 dicembre 2009

Piaggiasecca romana

Pare strano che un paesetto come Piaggiasecca, oggi 13 abitanti, di cui 2 con meno di 3 anni, possa avere origini così lontane. Ma la prova eccola qui, il fondo di un'amfora - un'inezia direte - ma un indizio sicuro. L'ho trovato frugando in un moregene (espressione dialettale per indicare dove i contadini, in fondo ai campi, ammassavano i sassi venuti in superficie durante l'aratura) in fondo alla Piana di Casarella 25 anni fa (vedi foto). Allora ero appassionato, come ora, di dare un senso a questo paesello, dal quale le vicende di studio prima e quelle di lavoro poi mi avevano allontanato già da tempo. Per così tanti anni ho creduto di aver perduto questo reperto importantissimo ma - si sa - la casa nasconde ma non ruba e, così, dopo qualche trasloco e qualche ristrutturazione l'ho ritrovato in una scatola.

Nel decennio tra i primi anni '70 e i primi anni '80 cercavo elementi della storia di Piagiasecca: presso il Catasto pontificio (conservato alla Sezione di Fabriano dell'Archivio di Stato, almeno fino a una ventina di anni fa), presso il Cessato Catasto (allora vi era una sezione di quello provinciale a Fabriano contenente i documenti catastali risalenti al periodo dell'impianto e cioè circa il 1885), presso la Parrocchia di Casalvento (i cui libri parrocchiali dei battesimi, dei morti e dei matrimoni, risalenti alla metà del 1600, sono stati trasferiti dagli anni '70 presso l'Archivio Vescovile di Fabriano), presso l'Archivio della Comunanza Agraria di Casalvento e Piaggiasecca (conservato in una cassetta di legno presso il presidente che, allora, era mio padre) e, naturalmente, sul posto.
Non è che vi fossero documenti eccezionali, ma data la scarsa attenzione per un "paesello" come il nostro da parte degli eruditi, potevo star certo che qualunque cosa trovassi sarebbe stata senz'altro "originale", cioè non manomessa per fini agiografici, come avvenuto per località maggiori specie all'inizio del 1900, in una specie di rincorsa a dimostrare origini nobili e antiche, come avvenuto per Arcevia o Ostra Vetere.

Così ho trovato la mappa del Catasto pontificio di Piaggiasecca del 1812 (all'Archivio di Stato), la dislocazione delle proprietà delle famiglie, che era molto raccolta a zone (al Cessato Catasto: i Grassi ad est, i Bani a ovest, i Locci a nord, oltre alle proprietà di famiglie oggi non più esistenti), la genealogia delle famiglie dalla metà del 1600 fino all'inizio del 1900 (nei libri parrocchiali, ad esempio: Scrollini si accasa a Piaggiasecca alla metà del 1700 provenendo dalla Toscana), la data del 1208 nella quale si risolse per via giudiziaria una delle innumerevoli controversie per la proprietà di un costone di monte Lo Spicchio, in contestazione tra le due Comunanze Agrarie di Casalvento-Piaggiasecca e Rucce ancora vivo nel recente taglio del 2005 che, quanto meno, attesta l'esistenza delle due comunità già da quell'epoca (dalla cassetta del presidente della Comunanza di Casalvento-Piaggiasecca) e, naturalmente i riscontri fisici.

Ho girato i piani terra degli edifici di Piaggiasecca ed ho trovato molti soffitti a volta ribassata in pietra da taglio; ho individuato vecchie porte d'entrata con l'arco gotico in pietra da taglio (come a Gubbio); molti ammassi di vegetali isolati in mezzo ai campi, che dovevano essere originariamente delle case, poi abbandonate; e, infine, ho trovato, girando i campi in lungo e in largo, il fondo d'anfora che avete visto, la cui origine è inequivocabilmente romana; ma ho trovato anche alcuni frammenti di mattoni che, per la qualità dell'impasto, sono molto probabilmente da far ascendere ad un periodo in cui la manodopera per il vaglio dell'argilla era a buon prezzo (gli schiavi romani?) dal momento che l'impasto si presenta fine e privo di calcinelli; così come ho trovato frammenti di mattoni che, al contrario, presentano un impasto molto meno raffinato nel quale sono presenti vuoti, segno di impastatura frettolosa, e calcinelli in abbondanza, segno che la vagliatura dell'argilla è stata fatta con metodi più rozzi (indizi della tarda romanità o dell'alto medioevo?).

Non ho allargato le ricerche agli altri paesi vicini a Casarella, e cioè Casalvento, Colmicoso e San Felice, per i quali non ho elementi di riflessione, ma è possibile che dopo la caduta di Roma e, soprattutto, dopo la sconfitta di Totila, Re dei Ostrogoti, avvenuta nella piana di Monterosso Stazione (presso Sassoferrato), all'incirca nei sec. VI e VII e con l'arrivo dei Longobardi nel sec. VII, gli abitanti della piana di Casarella si siano dispersi ridistribuendosi in località limitrofe, all'incirca al tempo di Carlo Magno cioè nel sec. IX.
E per Piaggiasecca e Casalvento sembra proprio che sia andata così.
Per San Felice non saprei, dal momento che sembra (almeno riguardo alla chiesa, la cui entrata guarda ad ovest, tipica modalità della controriforma e cioè il 1600) essere di origine molto posteriore.

Un discorso a parte, poi, andrebbe fatto sulla lingua, o meglio su quelle inflessioni dialettali che possono individuare una collocazione culturale nell'antichità. Sanzio Balducci, docente dell'Università di Urbino, ha mirabilemente rintracciato il confine di alcuni fonemi che fa propendere l'appartenenza di Piaggiasecca all'area nord delle Marche (mentre Fabriano, e per essa Rucce, apparterrebbe all'area sud) e cioè alla regione romana degli Umbri (poi occupara dai Galli Senoni) (vedi: I dialetti, di Sergio Anselmi (a c.), in La provincia di Ancona - Storia di un territorio, Bari, Editori Laterza, 1987, pp. 273-284).

Se il destino è contro di noi - verrebbe da dire leggendo il sottotitolo del blog principale - è peggio per lui. La memoria di cose lontane ci conforta e ci da un incoraggiamento a lottare contro l'oblio anche in posti remoti come questo, ai confini con la montagna marchigiana e umbra.

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